Le canzoni di Standing On The Shoulder Of Giants, quarto album degli Oasis, vennero scritte tra l’estate e l’autunno del 1998 per poi essere registrate con tutta la band nel 1999 in Francia, a Chateau De La Colle Noire. Tutto sembrava andasse per il meglio quando, durante l’estate di quello stesso anno e ormai prossimi alla fine dei lavori, Paul ‘Bonehead’ Arthurs e Paul ‘Guigsy’ McGuigan lasciarono il gruppo, costringendo Noel Gallagher a registrare nuovamente tutte le loro parti e allungando di conseguenza i tempi di produzione.
“I grandi della musica rimarranno sempre tali”, spiegò Noel su Q Magazine, “e noi siamo quei bambini che giocano sul tetto ma che stanno salendo sù”. Più che un album degli Oasis questo può essere visto come un lavoro di Noel, del suo tecnico del suono Mark Coyle e del tastierista Paul Stacey. Il tutto poi mixato da Mike ‘Spike’ Stent, che aveva in precedenza lavorato con U2 e Spice Girls. Viene così creato un sound nuovo, lontano dal rassicurante e ruvido Britpop, nel quale viene fatto un massiccio uso del mellotron a richiamo delle atmosfere psichedeliche degli Anni 70. La capacità da copia-incolla di Coyle hanno spinto la musica verso nuovi territori, creando uno stile a tratti molto convincente e nello stesso tempo esilarante. Come esempio basta prendere la prima traccia, la strumentale Fuckin’ In The Bushes. Un pezzo che strizza l’occhio al grande Hendrix e nel quale il riff di Noel e il semisolo di Stacey convivono con campioni presi dal film del 1970 The Isle Of Wight. Il risultato è un egregio pezzo rock adottato dagli Oasis come canzone di apertura dei loro concerti fino allo scioglimento del 2009.
Il primo singolo estratto, Go Let It Out, è uno dei migliori momenti del disco, caratterizzato da un portentoso attacco di batteria e da un curioso sottovoce di Noel (“Bring The Bass!”) che danno inizio ad un fantastico giro di basso, impensabile fino a poco tempo prima in un disco degli Oasis. Standing On The Shoulder Of Giants è anche il primo lavoro ufficiale degli Oasis a contenere una canzone scritta da Liam Gallagher, Little James. “E’ stata scritta per Patsy Kensit e per James, il figlio da lei avuto da Jim Kerr”, raccontò Noel Gallagher, “Quando eravamo in studio sentivamo sempre Liam che strimpellava la chitarra da qualche parte. Volevamo che ce la facesse sentire ma lui era abbastanza timido a riguardo. Un giorno però cominciò a cantarla in studio non accorgendosi che avevamo lasciato di proposito il microfono acceso. Al quel punto lo abbiamo registrato senza dirgli niente e quando lui se ne andò in vacanza con Patsy abbiamo cominciato a lavorare al suo pezzo così, al suo ritorno, era tutto pronto per essere registrato. All’inizio pensavo che lui intendesse fare un piccolo pezzo acustico ma io volevo mettergliela sull’album, quindi doveva avere un arrangiamento migliore” .
L’album prosegue poi con la sua parte più intima ed introspettiva, rappresentata da Gas Panic, Where Did It All Go Wrong? e Sunday Morning Call. E’ qui che Noel, quasi sempre restio a mostrare i propri sentimenti, questa volta mette da parte la sua nota arroganza e si pone nudo davanti al pubblico, parlando dei suoi problemi con la droga e ponendosi forse la domanda più importante: “Dov’è che abbiamo sbagliato?”.
La copertina
Simon Halfon, responsabile della copertina di Standing On The Shoulder Of Giants dovette risolvere un problema piuttosto difficile: “Andai nello studio dove stavano terminando il nuovo album per poter cominciare a lavorare sulla copertina del cd. Chiesi dove era la mia stanza e mi risposero che potevo prendere quella di Bonehead perchè se nè era andato e non avrebbe più fatto ritorno. Pochi giorni dopo Guigsy lo seguì”. Oltre a questo Noel voleva rompere con la tradizione: “l’album sarebbe stato pubblicato con una nuova etichetta, la Big Brothers dei Gallagher, avevano un nuovo produttore, Mike Stent, avevano creato un nuovo logo e così pareva logico cercare idee nuove per la cover.” Halfon in precedenza aveva lavorato con Paul Weller che gli presentò Noel. “Non mi chiese nemmeno di fare qualche test per vedere come lavoravo. Mi ha solo detto: ‘Sei un amico di Paul e quindi a me basta così’.
L’idea per la cover era quella dei rendere omaggio a René Murri (un artista che negli anni 60 aveva fotografato personaggi come Che Guevara, Fidel Castro e Picasso), prendendo spunto da una sua foto del panorama di San Paolo nel quale si potevano vedere quattro persone in cima ad un tetto. “L’idea piacque subito a Noel ma non voleva portare la band in Brasile e così si scelse New York. Visto poi che due componenti del gruppo se ne erano andati pensai che potevo fotografare cinque bambini che giocavano a calcio, ma il padrone del grattacielo non ci diede il permesso di farlo e allora ho dovuto fotografarli in un parcheggio in cima allo Shea Stadium, per poi inserirli digitalmente nel contesto principale. Quello che rende unica questa cover è che nessuno sapeva quando sarebbe stata scattata la foto e per creare questo effetto ne veniva scattata una ogni mezzora per diciotto ore. Non c’è stata nessuna modifica dei colori. La foto definitiva è venuta fuori da diversi scatti che sono stati fatti durante tutto il giorno per poi sovrapporli in modo che si venisse a creare l’effetto che alcuni punti della città fossero al sole e altri al buio”.
Note:
1)Le foto all’interno del cd ritraggono gli strumenti presenti nel loro studio tra i quali un vecchio amplificatore Supro che Noel usava in quel periodo.
2)La copertina del singolo di Go Let It Out è stata ottenuta ingrandendo un particolare di quella del cd. All’inizio quelle cinque persone che giocavano a calcio sarebbero dovute essere la band ma poi la dipartita dei due componenti ha reso impossibile la realizzazione dell’idea.
3)L’idea del nuovo logo fu di Gem Archer, ispirato da una scritta presente sul pedale della sua chitarra.
4)Durante i festeggiamenti per il termine dei lavori, Noel notò sulla moneta da due sterline una scritta di Isaac Newton che divenne poi il titolo dell’album. Trascrivendo questa frase su un pacchetto di sigarette si dimenticò una ‘s’ così ‘shoulders’ divenne ‘shoulder’.
Source: Q special: Ten Years of rock’n’roll mayhem